mercoledì 24 ottobre 2012

Cima di Vermiglio (3458 m) – Canalone Nord

Pochi giorni dopo la mazzata del Bernina, decidiamo di rischiare ancora la sorte su un’altra salita in quota in quel della Presanella, sulla sua scoscesa e vertiginosa parete nord. Se non altro l'avvicinamento era decisamente meno ingaggioso e l'anticiclone sembrava resistere per ancora qualche giorno. Così, carichi di buona volontà e di zaini da 20 kg, ci avviamo verso il bivacco invernale del rifugio Denza (2298 m), dove ci rifocilliamo e riposiamo le nostre membra stanche in compagnia di qualche ratto affamato.

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Sveglia alle 3.30, colazione flash e partenza verso la parete nord - ovest della cima Vermiglio, con l'intento di salire lungo la bella via Anna e Mario. Già dopo pochi metri fuori dal bivacco, i fantasmi di qualche giorno prima tornano a infestare i miei pensieri: neve molle e inconsistente ricopriva tutta la pietraia soprastante il rifugio. Senza una traccia da seguire, puntavamo a grandi linee in direzione della montagna. Tra scivoloni, bestemmie e cadute rovinose condite da sudore e fatica, siamo finalmente giunti all'attacco di Anna e Mario, proprio nel momento in cui la prima luce dell'alba rischiarava il meraviglioso mondo verticale intorno a noi. Ma rapidamente, allo splendore di cotanta bellezza prende posto la delusione nel vedere che il primo salto di ghiaccio della via non era affatto in condizioni di essere salito, mentre la parte alta era un susseguirsi di goulotte e salti di ghiaccio e rocce pressoché perfetti.

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Determinati a portare a casa comunque qualcosa, abbiamo deciso di ridiscendere fino alla parete settentrionale della cima di Vermiglio per salire il canalone Nord. Bella neve compatta si alternava a cumuli di neve fresca e a salti più ripidi di ghiaccio inframmezzati da compatte rocce granitiche. La via era in buone condizioni, e la mancanza di troppa neve in alcuni punti ha fatto in modo di rendere l'ascesa decisamente più divertente e nello stesso tempo un pochino più tecnica. Poco dopo la metà del canale abbiamo deviato a destra per un muretto di roccia e abbiamo puntato diretti verso la cima, dove siamo finalmente usciti alla calda luce solare, due ore dopo aver attaccato la via. Un paio di doppie con tanto di salto per arrivare al nevaio ci fanno perdere velocemente quota, mentre a tutto il resto pensano le infaticabili gambe. In meno di 3 ore siamo di nuovo al Denza e dopo altrettante ore siamo al Tonale a sorseggiare la guadagnata birra.

 

Difficolta: D- (70°- II)

Esposizione: N

Dislivello via: 500m

Dislivello totale: 1200m

Valutazione: ☆ ☆ ☆ ☆ / ☆ ☆ ☆ ☆ ☆

lunedì 22 ottobre 2012

Relazioni

In questa nuova sezione, in continuo aggiornamento, potrete trovare le relazioni delle vie più note e belle presenti su questo blog.

Roccia

Boulder

domenica 21 ottobre 2012

Allenamento alla frustrazione

Della serie "non tutte le ciambelle escono col buco" anche se la "ricetta" era davvero sfiziosa. Mettete insieme una serie di giorni di altissima pressione, pareti coperte di ghiaccio e neve compatta, un paio di soci volenterosi e una buona dose di entusiasmo e voglia di fare: la ciambella è fatta! Peccato che in questo caso sarebbe forse meglio parlare di frittata. Ma partiamo dall'inizio: l'idea era quella di andare sul selvaggio versante sud del Bernina a ripetere la via direttissima, già salita un paio di settimane prima da un’ altra cordata. Niente di estremo, ma sicuramente un buon inizio dopo quasi due anni senza picche ne ramponi.

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Partenza sabato mattina da Campo Moro con obiettivo il bivacco Parravicini (3183m), posto esattamente davanti alle pareti sud del trittico Roseg - Scerscen - Bernina. L'avvicinamento presunto variava dalle 5 alle 6 ore per un dislivello complessivo di circa 1200 metri. Quello che noi simpaticoni non avevamo calcolato era il fatto che più di metà del sentiero era completamente innevato e soprattutto non tracciato! Ebbe così inizio la frustrazione. Per fortuna il Taglia, pratico della zona, ha trovato e battuto la traccia fino al rifugio Marinelli (2813 m), dove decidemmo di passare la notte in conseguenza del fatto che ormai era quasi buio.

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Un bivacco invernale attrezzatissimo, con tanto di stufa a legna, ci ha regalato una notte sicuramente calda anche se decisamente insonne (per quanto mi riguarda). Sveglia alle 2.30, rapida colazione e via verso la sud del Bernina. E fu qui che iniziò la vera e propria frustrazione: una neve molle e cartonata trasformò quelle che dovevano essere le 2 ore di avvicinamento in 5 ore e mezza di lunga e faticosa tortura. Dopo aver sbagliato più volte direzione, come topi in un labirinto, incapaci di vedere chiaramente, ci perdemmo in mezzo ai crepacci del magro ghiacciaio sud del Bernina. Il livello di frustrazione era in continuo e costante aumento, parallelo al livello di acido lattico nei quadricipiti.

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Finalmente usciti dalle dannate bocche dell'inferno ci accingemmo decisi all'attacco della via, ma, ancora una volta, una neve inconsistente fece in modo di prolungare a dismisura il nostro sforzo. Ma la grande beffa doveva ancora arrivare; finalmente giunti ai piedi della maestosa parete sud, una neve compatta e solida ci diede il benvenuto, mentre una colatoio di ghiaccio e neve pressa si apriva sopra le nostre teste. L'entusiasmo e la gioia di quella splendida visione furono però rapidamente sostituite da incazzatura e rabbia in quanto il sole colpiva ormai più di metà parete facendo piovere neve, ghiaccio e sassi da tutto il versante sud. Dopo un veloce briefing decidemmo così di scendere. Con livelli di avvilimento leggendari facemmo dietrofront, giusto in tempo per scivolare lungo il ripido pendio dell'attacco. Dopo qualche capottone e una trentina di metri mi fermai leggermente scosso e frustrato come non mai.

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Ma il livello di mortificazione non era ancora al suo apice massimo: il ritorno al rifugio Marinelli avvenne in neve ancor più molle e sotto un sole terribile che frustrava i nostri corpi già provati. Sudati ed affaticati arrivammo al rifugio e dopo un veloce ristoro ci buttammo giù per la  scarsa dozzina di km di sentiero che ci separavano dalla macchina. In altre 3 ore il supplizio era finalmente terminato e la giornata nefasta ormai alle spalle.

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Niente "ciambella" a questo giro, soltanto una buona e fresca birra a fine giornata ha rinfrancato i nostri corpi e menti stanche.

Avvicinamento rifugio Marinelli – Parete sud Bernina

mercoledì 10 ottobre 2012

Boulder a Predarossa

L'estate in Valle è sempre particolare: se da una parte ci si gode a pieno dei piaceri offerti dal Masino, per quanto riguarda l'aspetto puramente arrampicatorio, la valle da giugno ad agosto lascia un pò a desiderare. Così le giornate passano in compagnia di un gran numero di persone, tra grigliate, toboga, sole e slack line, aspettando le 3 - 4 del pomeriggio per poter fare qualche tiro al Sasso o fare qualche blocco ai bagni. Il sole è troppo forte, il granito troppo caldo.

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L'unica (stupenda) alternativa è andare in una qualche sperduta valle a fare qualche via leggendaria in quota. L'inconveniente è che a volte questa scelta non concilia pienamente con il clima di relax e pigrizia tipico di agosto. Poi qualcuno ti dice: "Se ti piacciono i blocchi dovresti andare a Preda Rossa, lì è pieno!". Boulder a Preda Rossa? Boulder a 2000m facilmente raggiungibili in auto? Dove ho vissuto fino ad oggi?

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Così armati di crash ci dirigiamo su per la strada agropastorale che passando per località sasso bisolo porta alle fantastiche piane di Preda Rossa. E in effetti si! E' pieno di blocchi! La logica spiegazione che mi viene in mente per il fatto di non aver mai notato la quantità indecente di boulder può essere attribuita al rimanere troppo incantati dalla bellezza della piana, del Disgrazia sullo sfondo, del fiume argilloso e delle vacche al pascolo. Ma in questo ambiente alla Sergio Leone, se si tiene lo sguardo più basso, senza indugiare sulle massicce montagne che ti circondano, non si può fare a meno di vedere centinaia di massi erratici sparsi sui bordi della piana; granito grigio sulla destra orografica, un qualche tipo di gneiss rosso sulla sinistra. Un vero paradiso del boulder.

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Questo ha rivoluzionato la fine della nostra estate in Valle. Il ticket di 5 euro (necessario per salire a Preda Rossa) è più che compensato dal piacere dell'arrampicata, del blocco e del passaggio mai salito. Abbiamo trovato molti sassi smagnesati e molti passaggi già segnati, ma per la maggior parte era tutto da scoprire: spazzolare un blocco e trovare nuove prese, nuovi appigli, e dire: ok adesso ci proviamo, si può passare, è stata una emozione decisamente potente. Ho passato più di 30 minuti saltellando tra una pietraia e l'altra incapace di decidere su quale blocco mettere prima le mani! Se poi vi sentite particolarmente carichi e decidete di camminare con il vostro crash pad per un 30 - 40 minuti, vi consiglio di dirigervi verso la seconda piana: benvenuti nel paese dei b(a)locchi !!! Una quantità indecifrabile di massi vi compariranno davanti agli occhi: sassi alti, sassi bassi, sassi magri, sassi grassi, traversi, fessure, tacche e strapiombi. Si scala al sole dei 2000, circondati da un ambiente superbo e dalla gioia della scoperta.

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Quindi, se siete amanti dell'arrampicata (soprattutto boulder) ma siete troppo pigri per camminare 3-4 ore per scoscesi sentieri, ma non volete privarvi dell'alta montagna, una gita a Preda Rossa può rappresentare una piacevolissima alternativa. Provare per credere!

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In allegato ho riunito foto e passaggi dei blocchi che abbiamo scalato. So che alcuni blocchi erano già stati saliti in passato, ma non sono riuscito a trovare nessuna guida che li raccolga. Per questo abbiamo dato nomi ai sassi e ai passaggi più belli. Tutto a scopo puramente informativo. Enjoy

Relazione – Preda Block