Tutto è cominciato casualmente una sera nel nostro umido buco di casa Mariuccia. Tramite conoscenze traverse, voci di corridoio e viaggi mentali siamo venuti a sapere di probabili tiri da poter aprire interamente in fessura. Una settimana dopo quella sera, ci siamo ritrovati nello stesso umido buco con poche speranze, una buona dose di delusione e le gambe segnate da ortiche e rovi, affaticate da avvicinamenti improbabili.
Ma tutto è cambiato nel giro di pochi giorni. Pareti a lungo binocolate, presumibilmente irraggiungibili si sono dimostrate molto più vicine e invitanti che mai.
Cracker Master è la prima via aperta in questo fantastico settore in Val Masino. Due tiri fantastici, completamente in fessura e da proteggere.
Serie di friend. Dallo 0.3 al 5. Raddoppiare dallo 0.5 al 3. Triplicare il 5. 2 spit sul secondo tiro. Soste attrezzate
Settore e avvicinamento segreti….work in progress….
Grandiosa via in ambiente superbo compiuta in compagnia di quell’animale da nord di Teo Taglia.
Partenza sabato mattina; con tutta calma mi dirigo alla dimora di Teo dove vengo invitato a salire un attimo in casa, giusto il tempo di farmi prendere la multa per divieto di sosta dai simpatici vigili di Cantù. 5 minuti di “rosario” precedono l’arrivo di Jack e Balle e dopo una veloce spesa partiamo alla volta del Diavolezza.
Con “solo” 28€ acquistiamo il biglietto di andata e ritorno della funivia che ci porterà quasi a 3000. Piazziamo la tenda in una comodissima piazzola di ciottoli e cominciamo a sbranare tutto quello che abbiamo comprato: due scatole di simmenthal, 2 zuppe a base di porcini, 2 confezioni di ravioli, pane, biscotti, cioccolato. Sazi e infreddoliti decidiamo di provare a dormire un po’ visto che la sveglia è puntata prestissimo.
I nostri tentativi di dormire vengono repentinamente interrotti da quello che sembra essere il fragore di tuono ma che in realtà non è altro che un immensa valanga di ghiaccio causata dal distaccamento di alcuni seracchi tra il Palù centrale e quello occidentale. Il resto della notte è un’agonia di freddo, insofferenza e scomodità. Dopo quelle 3-4 ore di pseudo sonno terribile, la sveglia suona inesorabile alle 2.20. La voglia di uscire da quel poco di caldo inglobato nel sacco a pelo è veramente nulla, ma la nord è li che ci aspetta. Trangugiamo qualcosa e beviamo un the caldo e via verso la parete.
L’avvicinamento avviene senza grossi problemi; il ghiacciaio è in buone condizioni e la maggior parte dei crepacci è ancora chiusa.
Verso le 5 siamo alla base della parete. Con un primo tiro di misto Teo aggira abilmente sulla destra, il primo grande salto di roccia. Con un altro tiro in traverso, questa volta verso sinistra, ci riportiamo sulla via. In questa parte il ghiaccio è abbastanza inconsistente e ci costringe a cercare la roccia per proteggerci.
Immensi seracchi pensili incombono sulle nostre teste. Con ancora il ricordo vivo nella mente del disastro di ghiaccio precipitato la sera prima, decidiamo di proseguire velocemente in conserva per superare questo tratto pericolo; difatti appena colpiti dal sole, dai seracchi cominciano a precipitare, prima granelli di ghiaccio, poi quadrelli della dimensione di una biglia, inframezzati da qualche blocco più grosso.
Arrivati al pendio finale decidiamo di proseguire in conserva vista l’ottima qualità della neve. Un ultimo tiro di roccia e neve marcia ci porta sulla cima del Palù Orientale. Sono le 11. In poco tempo ci portiamo prima sulla cima del Palù centrale e poi su quella occidentale. Discesa dalla normale. Alle 13 eravamo alla tenda. Funivia, birra, coma profondo!
“Allenamento alla frustrazione!”. Questo è quello che gridava ridendo quel saggio del Teo Taglia mentre scendevamo verso il rifugio sprofondando nella neve e sferzati da un vento gelido da nord.
Come al solito il nostro weekend non è proprio andato come ce lo eravamo immaginati anche se alla fine siamo riusciti a fare tutto quello che dovevamo. Già alla mattina di sabato quando arriviamo in zona rifugio Allievi qualcosa cominciò a puzzarmi: le previsioni davano 2 giorni di bello, sole e caldo, ma sopra la punta Allievi e alla cima di Castello minacciose nuvole grigie correvano veloci verso di noi oscurando il sole. Col passare del tempo le cose non potevano che peggiorare. Decidiamo comunque di andare a fare la mitica Erba – Fumagalli sulla punta Allievi: un agonia infinita! La via in se è molto bella ed estetica ma il freddo tremendo e vento glaciale hanno fatto in modo che non mi godessi nemmeno un istante di quella scalata. Sulla cima il vento ci impediva di stare in piedi e siamo così subito scesi per i ripidi pendii di neve verso il rifugio.
Dopo una “crema” di porcini e un una brodaglia di ravioli andiamo a letto alle 1930 per svegliarci esattamente 12 ore dopo senza aver aperto occhio.
La giornata è decisamente migliore di quella precedente così decidiamo di andare ad attaccare l’infinito spigolo Gervasutti. Arrampicata davvero magnifica per linee non sempre così facilmente intuibili. Qualche chiodo indica la strada percorsa quasi 80 anni fa durante la prima ascesa.
Questa volta in cima ci possiamo godere un pò di meritato riposo al caldo sole dei 3000 metri.
Qualche fessura in Valle l’ho fatta, a Squamish anche; ma così tante concentrate in un solo posto non le avevo mai viste! Divertimento, fatica e paura assicurate in una delle falesie più belle e soddisfacenti in cui sia mai stato. Con Zaffa, Andre, Duilio e Fra abbiamo passato una bella giornata a spolparci le nocche e incastrare pugni nelle svasate fessure di Cadarese.
Tanto avevo sentito parlare di questa isola misteriosa e la mia mente aveva vagato parecchie volte cercando di immaginare un sputo di terra in mezzo al mare così ricco di tiri e roccia perfetta.
Quando il piacere dell’arrampicata si mischia con il relax di una vacanza e la compagnia di una persona speciale non può che uscirne qualcosa di davvero fantastico.
10 giorni passati a scalare girovagando per l’isola su di un macinino che in salita costringeva la mia compagna di viaggio a saltare giù per non fondere. Mare stupendo e cucina deliziosa.
Un ringraziamento speciale a Bea che mi ha sopportato e ha reso questi giorni davvero indimenticabili.
Concatenamento perfettamente riuscito di 2 bellissime vie. In realtà il nostro obiettivo erano quei perfetti diedri che incidono i grandi strapiombi a sinistra di Oceano: Bodenshaff!
La prima parte della via ci è stata vivamente sconsigliata per la vegetazione incolta che infesta le placce sottostanti, mentre la parte mediana, degli strapiombi appunto, merita sicuramente di essere ripetuta. Partiamo dal primo e delicato tiro di Oceano per poi attaccare direttamente il pilastro di “anche per oggi non si vola” direttamente dal secondo tiro. Roccia davvero ottima sul pilastro e in tre faticosi tiri arriviamo sotto i mostruosi strapiombi del precipizio. Il primo tiro di Bodenshaff è un poi intasato di terra e verdura, mentre gli altri due tiri sono davvero magnifici…. tutto sempre in spaventosa esposizione!
Rinomata salita per fessure e diedri che sale il grandioso pilastro rosso della bastionata del lario. Arrampicata tecnica e a volte faticosa per bellissime lunghezze assolutamente aeree! Da non perdere!
Via pazzesca che corre sul versante est del precipizio degli Asteroidi. 250 metri di fessure interamente da proteggere sempre in tremenda esposizione sulla val Qualido. Un viaggio davvero indimenticabile. Un must per chi ama le fessure! Una delle vie piu belle che abbia fatto in valle.
Dopo il disgelo è giusto cominciare ad assaporare un pò di sano granito con una salita classica della valle! Gli oracoli erano propizi!
La sera prima ci giochiamo alla mora cinese il tiro in artificiale che caratterizza la via passando al di sotto dell’enorme tetto obliquo. La fortuna è stata dalla mia parte!
E’ la più piccola big wall della val di Mello. Salita molto esposta che sale al centro della liscia e verticale parete dello scoglio della metamorfosi. Molto belli i tiri sul sistema di fessure a metà parete e la lunghezza artificiale del tetto.
Maestosa cascata in ambiente davvero selvaggio. Arroccata a 2000 metri questa cascata è raggiungibile da ponte di Legno in due ore di avvicinamento. Ghiaccio perfetto e grande esposizione. Discesa a piedi a fianco delle cascata.
Fantastica cascata in ambiente pazzesco. Peccato per il ghiaccio un pò magro e i prati di fianco alla cascata. Passi di misto ingaggiosi per raggiungere il muro finale!
Week end passato nella gelida (e fino a sabato sconosciuta) Val Paghera. Belle cascate anche se un pò troppo affollate. Pernottamento e cena nel bel rifugio “Alla cascata”. Gestori davvero gentilissimi.